La spinetta ovale del 1690 è lo strumento più antico di Bartolomeo Cristofori. Esso venne reperto nel 2000 tra gli oggetti che componevano l’eredità dell’antiquario Stefano Bardini (1836 - 1922). Dal 2001 lo strumento è esposto nel Dipartimento degli strumenti musicali presso la „Galleria dell'Accademia“ a Firenze.
Per informazioni sullo strumento vedi Costruzione di copie
Preparazione
In preparazione dell'esposizione al museo nel 2001, la spinetta fu oggetto di un intervento di rimozione dello sporco superficiale. La ricerca prevedeva una radiografia, una spettrofotometria ad infrarossi delle particelle di colla, l’analisi delle parti metalliche con un microscopio elettronico a scansione (SEM) e l’analisi dei vari tipi di legno presenti, sia macroscopicamente, sia microscopicamente. Vari esperti effettuarono ricerche organologiche. Un disegno tecnico è stato redatto utilizzando un programma CAD. I risultati sono stati pubblicati nel 2002 e 2008.
Bartolomeo Cristofori. La spinetta ovale del 1690. A cura di Gabriele Rossi-Rognoni. Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Soprindendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino. Sillabe 2002
Gabriele Rossi Rognoni: La spinetta ovale di Bartolomeo Cristofori del 1690. Un progetto di ricerca su uno strumento recentemente riscoperto. In: Restauro e conservazione degli strumenti musicali antichi. Nardini Editore 2008, pp. 101 – 112
Grant O’Brien: La conservazione della spinetta ovale di Bartolomeo Cristofori del 1690. Un approccio archeologico. In: Restauro e conservazione degli strumenti musicali antichi. Nardini Editore 2008. pp. 137 - 145
Nell'ambito delle indagini sulle tecniche di costruzione dello strumento e per ricreare l'idea del suono, una copia fedele è stata costruita nel 2003 (vedi Costruzione di copie, spinetta ovale).
Scopo del restauro del 2012 è stato quello di migliorare lo stato di conservazione della spinetta. Sono stati effettuati lavori di pulizia e di consolidamento.
Restauro
Durante la prima parte del restauro tutti il lavori di pulizia sono stati effettuati. La sporcizia è stata rimossa con acqua calda, lavorando sotto una lente di ingrandimento ed a microscopio, utilizzando un panno di cotone bianco avvolto attorno ad un bastoncino di legno, leggermente inumidito e sostituito ogni pochi centimetri.
Prima di iniziare il lavoro di consolidamento, era indispensabile decidere quale tipologia di colla utilizzare. I risultati, pubblicati nel 2002, avevano rivelato la presenza di colla a base di caseina come collante delle fasce curve della cassa della spinetta. Poiché la colla di caseina sembrava in contrasto con l'uso normale della colla animale, si determinò l’esigenza di effettuare nuove analisi e di approfondire lo studio dell’argomento. Il risultato di queste nuove analisi, effettuate con lo stesso metodo del 2001 (spettrofotometria ad infrarossi), ha escluso definitivamente la presenza di colla di caseina, affermando la colla animale come l'unico collante usato nella spinetta.
Dopo aver terminato il lavoro di pulizia tutte le parti staccate dovevano essere rincollate sulla cassa. Per l'incollatura venne utilizzata la colla animale (prodotta dalle cartilagini bovine). Gli elementi ricurvi e staccati a sinistra e destra della tastiera dovettero essere ammorbiditi e raddrizzati prima dell'incollaggio sulla cassa. Per tutta la fase di incollaggio venne utilizzata la tecnica seguente: 1) La spinetta è stata fissata bene su una tavola rigida 2) Blocchi di legno con fori sono stati fissati con una certa distanza dall'oggetto. 3) Tondini di ferro filettati sono stati spinti attraverso questi fori. Con i dadi la distanza fra i tondini e la spinetta poteva essere corretta. 4) Fra i tondini di ferro e la spinetta sono stati inseriti cunei e piccoli pezzi di legno di varie misure. Questo sistema ha consentito un incollaggio molto selettivo di tutte le varie fessure. Esso ha permesso l'incollaggio sia delle parti curve, sia dei pezzi lineari con superficie irregolare.